• I vantaggi socioeconomici dell’agroecologia

    Un nuovo studio ne mostra gli effetti positivi per ambiente, redditi degli agricoltori e territori marginali. Altro che “non ci sono alternative ai pesticidi”.

    Negli ultimi mesi, i tentativi fatti dalla Commissione europea per rendere l’agricoltura un po’ più sostenibile sono finiti sotto attacco. Le misure per mettere in pratica le strategie “Farm to fork” e “Biodiversità 2030” sono state messe sotto scacco dalle proteste dei trattori che si sono svolte in tutta Europa e dalle richieste dei sindacati agricoli, che hanno trovato nuovo slancio per mantenere lo status quo. Tali esigenze saranno all’attenzione della politica in grado di influenzare, da destra, le elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

    Per demolire il Green Deal dell’Unione europea si sono usati diversi argomenti, tra cui quello secondo cui non è possibile fare agricoltura senza pesticidi o input chimici di sintesi. Se si vuole essere produttivi e sfamare il mondo l’unica strada è quella battuta negli ultimi settant’anni. E la risposta alla crisi del settore agricolo viene indicata proprio nell’aumentare l’intensificazione e favorire i processi di modernizzazione.

    Nasce in questo humus culturale la proposta dell’Agricoltura 4.0, in cui digitale, robotica e genetica sono sempre più integrati in un mondo che lascia sempre meno autonomia agli agricoltori e a noi cittadini.

    Ma siamo sicuri che non ci sia nulla all’orizzonte a parte il business as usual? Per fortuna c’è una scienza che ci racconta una strada alternativa alla monocoltura industriale e sostiene la capacità di trasformare l’agricoltura rendendola più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, tecnico produttivo ed economico

    Va in questa direzione lo studio “The socio-economic performance of agroecology. A review”, pubblicato a marzo 2024 dalla rivista Agronomy for sustainable development. Gli autori hanno analizzato circa 13mila articoli scientifici per arrivare a dimostrare, dati alla mano, la validità delle tecniche agroecologiche. Finalmente esiste un’evidenza scientifica e documentata che c’è un’alternativa al modello produttivista, che viene già praticata ma viene ignorata dalle politiche o dai cosiddetti portatori di interesse (ma quali interessi? E di chi?)

    L’articolo indaga l’impatto socio-economico dell’agroecologia trovando in letteratura il 51% di riscontri positivi, a fronte di un 30% di negativi e dei restanti con conclusioni non rilevanti. Inoltre, vengono studiate una serie di pratiche, come l’agroforestazione e le consociazioni, mettendo in evidenza il loro impatto economico positivo sulle aziende.

    Se dal lato agronomico, quindi, è evidente la validità di questa pratica, il punto dolente emerge dall’impatto sul lavoro: il cambiamento di modello agricolo richiede più manodopera e una maggiore capacità da parte degli agricoltori di interagire con il proprio ambiente di riferimento (fisico, sociale ed economico).

    Insomma, dobbiamo riconsiderare il ruolo della forza lavoro in agricoltura e rivedere il dogma delle scienze economiche secondo cui un Paese con un alto numero di occupati in agricoltura è sottosviluppato. Per farlo è necessario mettere in atto politiche attive che favoriscano l’intensificazione della manodopera invece che dei capitali o degli investimenti.

    D’altronde riportare persone nelle campagne, e di conseguenza nelle nostre zone collinari o montuose, aiuterebbe a contrastare quel fenomeno di spopolamento che sta desertificando le aree rurali italiane. Insomma, l’agroecologia avrebbe un impatto benefico sull’ambiente, sui redditi degli agricoltori, ma anche a livello sociale creando opportunità economiche in territori marginali. Aumentare le capacità degli agricoltori, invece, comporta rivedere i modelli di ricerca e assistenza tecnica, mandando in pensione, finalmente, l’abusato concetto di trasferimento tecnologico. Questi sarebbero i punti da mettere nell’agenda della prossima Commissione europea.

    https://altreconomia.it/i-vantaggi-socioeconomici-dellagroecologia

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    • The socio-economic performance of agroecology. A review

      Agroecology is identified as an important solution to increase the sustainability of agricultural and food systems. Despite the increasing number of publications assessing the socio-economic outcomes of agroecology, very few studies have consolidated the scattered results obtained on various case studies. This paper provides new insights by consolidating evidence on the varied socio-economic effects of agroecology across a large number of cases at a global level. To this purpose, we used a rapid review methodology, screening more than 13,000 publications to retrieve evidence on the socio-economic outcomes of the implementation of agroecological practices. The results of the review indicate that (1) agroecological practices are associated more often with positive socio-economic outcomes across the broad range of evaluated metrics (51% positive, 30% negative, 10% neutral, and 9% inconclusive outcomes); (2) the socio-economic metrics associated with financial capital represent the vast majority of evaluated metrics (83% of total) and are affected positively in a large share of cases (53%), due to favourable outcomes on income, revenues, productivity and efficiency; (3) human capital metrics (16%) are associated with a larger number of negative outcomes (46% versus 38% positive), due to higher labour requirements and costs that are however partly compensated by an overall greater number of positive outcomes on labour productivity (55%); and (4) the results vary depending on the agroecological practice assessed; e.g. for agroforestry, we identify 53% positive outcomes while for cropping system diversification 35%. These results indicate an overall favourable potential for farms to benefit from a positive socio-economic performance with the use of agroecological practices. Yet, the magnitude, temporal aspects, and success factors related to these outcomes, as well as the trade-offs between them, and the system-level effects of an agroecological transition are to be further assessed, since they can have an important influence on the performance of individual farms.

      https://link.springer.com/article/10.1007/s13593-024-00945-9