• COLONIALISMO. In Libia la strategia italiana della “terra bruciata”

    Non appena l’impiego operativo dell’aereo come fattore preponderante di superiorità nei conflitti venne teorizzato da #Giulio_Douhet nel 1909, gli italiani divennero i primi a livello mondiale ad utilizzare questa arma bellica durante la Guerra italo-turca della #Campagna_di_Libia.

    ll 1º novembre 1911 il sottotenente #Giulio_Gavotti eseguì da un velivolo in volo il primo bombardamento aereo della storia, volando a bassa quota su un accampamento turco ad #Ain_Zara e lanciando tre bombe a mano.

    Pochi anni dopo entrarono in servizio nuovi aerei, tecnicamente più capaci di svolgere il ruolo offensivo al quale erano stati predisposti e le azioni assunsero l’aspetto di un’inarrestabile escalation militare.

    Tra il mese di aprile e l’agosto del 1917 furono eseguite contro le oasi di Zanzour e Zavia, un centinaio di azioni con il lancio di 1.270 chilogrammi di liquido incendiario e 3.600 chili di bombe.

    Dal 1924 al 1926 gli aerei ebbero l’ordine di alzarsi in volo per bombardare tutto ciò che si muoveva nelle oasi non controllate dalle truppe italiane.

    Dal novembre 1929 alle ultime azioni del maggio 1930, l’aviazione in Cirenaica eseguì, secondo fonti ufficiali, ben 1.605 ore di volo bellico lanciando 43.500 tonnellate di bombe e sparando diecimila colpi di mitragliatrice.

    La strategia aerea e la politica della terra bruciata, spinse migliaia di uomini, donne e bambini terrorizzati a lasciare la Libia, chi verso la Tunisia e l’Algeria, chi in direzione del Ciad o dell’Egitto e i bombardamenti diventarono sempre più violenti, scientifici e sperimentali.

    Cirenaica pacificata, uno dei libri con i quali il generale Graziani volle giustificare la sua azione repressiva e rispondere alle accuse di genocidio, c’è un breve capitolo sul bombardamento di Taizerbo, una delle roccaforti della resistenza anti italiana capeggiata dall’imam Omar el Mukhtar, avvenuto il 31 luglio 1930, sei mesi dopo l’esortazione di Pietro Badoglio all’uso dell’iprite: “Per rappresaglia, ed in considerazione che Taizerbo era diventata la vera base di partenza dei nuclei razziatori il comando di aviazione fu incaricato di riconoscere l’oasi e – se del caso – bombardarla. Dopo un tentativo effettuato il giorno 30 -non riuscito, per quanto gli aeroplani fossero già in vista di Taizerbo, a causa di irregolare funzionamento del motore di un apparecchio, la ricognizione venne eseguita il giorno successivo e brillantemente portata a termine. Quattro apparecchi Ro, al comando del ten.col. Lordi, partirono da Giacolo alle ore 4.30 rientrando alla base alle ore 10.00 dopo aver raggiunto l’obiettivo e constatato la presenza di molte persone nonché un agglomerato di tende. Fu effettuato il bombardamento con circa una tonnellata di esplosivo e vennero eseguite fotografie della zona. Un indigeno, facente parte di un nucleo di razziatori, catturato pochi giorni dopo il bombardamento, asserì che le perdite subite dalla popolazione erano state sensibili, e più grande ancora il panico”.

    Vincenzo Lioy, nel suo libro sul ruolo dell’aviazione in Libia (Gloria senza allori, Associazione Culturale Aeronautica), ha aggiunto un’agghiacciante rapporto firmato dal tenente colonnello dell’Aeronautica Roberto Lordi, comandante dell’aviazione della Cirenaica (rapporto che Graziani inviò al Ministero delle colonie il 17 agosto) nel quale si apprende che i quattro apparecchi Ro erano armati con 24 bombe da 21 chili ad iprite, 12 bombe da 12 chili e da 320 bombe da 2 chili, e che “(…) in una specie di vasta conca s’incontra il gruppo delle oasi di Taizerbo. Le palme, che non sono molto numerose, sono sparpagliate su una vasta zona cespugliosa. Dove le palme sono più fitte si trovano poche casette. In prossimità di queste, piccoli giardini verdi, che in tutta la zona sono abbastanza numerosi; il che fa supporre che le oasi siano abitate da numerosa gente. Fra i vari piccoli agglomerati di case vengono avvistate una decina di tende molto più grandi delle normali e in prossimità di queste numerose persone. Poco bestiame in tutta la conca. II bombardamento venne eseguito in fila indiana passando sull’oasi di Giululat e di el Uadi e poscia sulle tende, con risultato visibilmente efficace”.

    II primo dicembre dello stesso anno il tenente colonnello Lordi inviò a Roma copia delle notizie sugli effetti del bombardamento a gas effettuato quel 31 luglio sulle oasi di Taizerbo “ottenute da interrogatorio di un indigeno ribelle proveniente da Cufra e catturato giorni or sono”.

    È una testimonianza raccapricciante raccolta materialmente dal comandante della Tenenza dei carabinieri reali di el Agheila: “Come da incarico avuto dal signor comandante l’aviazione della Cirenaica, ieri ho interrogato il ribelle Mohammed abu Alì Zueia, di Cufra, circa gli effetti prodotti dal bombardamento a gas effettuato a Taizerbo. II predetto, proveniente da Cufra, arrivò a Taizerbo parecchi giorni dopo il bombardamento, seppe che quali conseguenze immediate vi sono quattro morti. Moltissimi infermi invece vide colpiti dai gas. Egli ne vide diversi che presentavano il loro corpo ricoperto di piaghe come provocate da forti bruciature. Riesce a specificare che in un primo tempo il corpo dei colpiti veniva ricoperto da vasti gonfiori, che dopo qualche giorno si rompevano con fuoruscita di liquido incolore. Rimaneva così la carne viva priva di pelle, piagata. Riferisce ancora che un indigeno subì la stessa sorte per aver toccato, parecchi giorni dopo il bombardamento, una bomba inesplosa, e rimasero così piagate non solo le sue mani, ma tutte le altre parti del corpo ove le mani infette si posavano”.

    L’uso dell’iprite, che doveva diventare un preciso sistema di massacro della popolazione civile in Etiopia qualche anno più tardi, fu certamente una scelta sia militare che politica così come i bombardamenti dovevano corrispondere a scelte di colonizzazione ben precise e sistematiche di quella che Gaetano Salvemini, quando ebbe inizio l’avventura coloniale italiana in Libia definì “Un’immensa voragine di sabbia”:

    Benito Mussolini volle che fosse il gerarca Italo Balbo ad occuparsene dopo averlo sollevato dall’incarico di Ministro dell’Aeronautica del Regno d’Italia e inviato in qualità di Governatore nel 1934.

    Balbo dichiarò che avrebbe seguito le gloriose orme dei suoi predecessori e avviò una campagna nazionale che voleva portare due milioni di emigranti sulla Quarta Sponda Italiana del Mediterraneo.

    Ne arrivarono soltanto 31mila, ma furono un numero sufficiente da trincerare dietro un muro militare, costruito nel 1931 in Cirenaica, per contrastare la resistenza delle tribù beduine degli indipendentisti libici.

    Quel muro, il muro italiano di Giarabub, è tuttora presente e in funzione come barriera anti-immigrazione: una doppia linea di recinzione metallica lunga 270 chilometri, larga quattro metri, alta tre, visibilmente malandata ma resa insuperabile da chilometri di matasse di filo spinato che si srotolano dalle regioni a ridosso del porto di Bardia, lungo le sterpaglie desolate della Marmarica, fino a perdersi nel Grande Mare di Sabbia del Deserto Libico.

    Questa grande opera venne commissionata alla Società Italiana Costruzioni e Lavori Pubblici di Roma, che la realizzò in sei mesi, dal 15 aprile al 5 settembre 1931, ad un costo complessivo di circa venti milioni di lire, impegnando nella costruzione 2.500 indigeni sorvegliati da 1.200 soldati e carabinieri, lungo un percorso totalmente privo di strade e di risorse idriche.

    Il reticolato di filo spinato è sostenuto da paletti di ferro con base in calcestruzzo, vigilato dai ruderi fatiscenti di tre ridotte e sei ridottini; lungo il suo percorso vennero costruiti tre campi d’aviazione, una linea telefonica, 270 milioni di paletti di ferro e ventimila quintali di cemento.

    Il compito di sorveglianza e controllo è sempre stato garantito dall’innesco di migliaia di mine antiuomo, ma per un certo periodo fu oggetto di ricognizioni aeree audacemente condotte, oltre che dai piloti dell’Aeronautica Militare, anche e direttamente dal loro capo supremo e Maresciallo dell’Aria Italo Balbo a bordo di veivoli derivati dai trimotori Savoia Marchetti da lui impiegati nelle transvolate atlantiche e che divennero caccia bombardieri siluranti chiamati Sparvieri.

    Nei sei anni che Balbo visse e volò in Libia, lo Sparviero abbatté tutti i record e tutti i primati di volo civile, velocità, trasporto, durata, distanza, poi il salto di qualità e da civile divenne aereo militare: nella versione S.79K, l’impiego operativo di questo modello avvenne con l’intervento italiano nella guerra civile spagnola e il 26 aprile 1937, tre S.M.79 dell’Aviazione Legionaria presero parte al bombardamento della cittadina basca di Guernica, un’incursione aerea compiuta in cooperazione con la Legione Condor nazista, che colpì nottetempo la popolazione civile inerme e ispirò il celeberrimo dipinto di denuncia di Pablo Picasso.

    Sette anni prima era alla guida di grandi imprese di voli transatlantici: il primo nel 1930 da Orbetello a Rio de Janeiro; il secondo tre anni dopo, da Orbetello a Chicago. Questa seconda crociera, organizzata per celebrare il decennale della Regia Aeronautica Militare Italiana nell’ambito dell’Esposizione Universale Century of Progress che si tenne a Chicago tra il 1933 e il 1934, lo aveva coperto di gloria.

    Il governatore dell’Illinois e il sindaco della città di Chicago riservarono ai trasvolatori un’accoglienza trionfale: a Balbo venne intitolata una strada, tutt’oggi esistente, e i Sioux presenti all’Esposizione lo nominarono capo indiano, con il nome di Capo Aquila Volante. Il volo di ritorno proseguì per New York, dove il presidente Roosevelt organizzò, in onore agli equipaggi della flotta di 25 idrotransvolanti italiani, una grande street parade.

    Gli esaltatori delle trasvolate atlantiche non mancano di citare ogni tipo di manifestazione organizzata a Chicago in onore del grande pilota, ma omettono sempre di citare lo striscione che pare recitasse “Balbo, don Minzoni ti saluta” e che commemorava l’onore da lui acquisito come pioniere dello squadrismo fascista.

    Là, in Italia, partendo dalle valli del delta padano, aveva visto portare a compimento grandi opere di bonifiche che strapparono alle acque nuove terre da coltivare e nuove forme di diritti sindacali da reprimere grazie all’”esaltazione della violenza come il metodo più rapido e definitivo per raggiungere il fine rivoluzionario” (Italo Balbo, Diario 1922, Mondadori).

    Sempre là, nella bassa provincia Ferrarese, aveva inaugurato la strategia criminale delle esecuzioni mirate come responsabile diretto, morale e politico dei due omicidi premeditati, da lui considerati ’bastonate di stile’, che significavano frattura del cranio, somministrate al sindacalista Natale Gaiba e al sacerdote don Giovanni Minzoni.

    Natale Gaiba venne assassinato per vendicare l’offesa, compiuta quando il sindacalista argentano era assessore del Comune di Argenta, di aver fatto sequestrare l’ammasso di grano del Molino Moretti, imboscato illegalmente per farne salire il prezzo, venisse strappato ai latifondisti agrari e restituito al popolo che lo aveva prodotto coltivando la terra, ridotto alla fame.

    Don Minzoni, parroco di Argenta, venne assassinato dai fascisti locali: Balbo non volle ammettere che fossero stati individuati e arrestati i colpevoli e intervenne in molti modi, anche con la costante presenza in aula, per condizionare lo svolgimento e il risultato sia delle indagini che del processo penale, garantendo l’impunità del crimine.

    Qui, in Libia, Italo Balbo non riuscì a trovare, nemmeno con la forza, l’acqua sufficiente da donare alla terra di quei pochi coloni veneti e della bassa ferrarese che, sotto l’enfasi propagandistica del regime, lo avevano raggiunto, si erano rimboccati le maniche e si erano illusi di rendere verde il deserto “liberato”.

    Fu sempre qui, in Libia, che italo Balbo, per tragica ironia della sorte o per fatale coincidenza, precipitò realmente in una voragine di sabbia e trovò la morte, colpito dal fuoco amico della artiglieria contraerea italiana nei cieli di Tobruk il 28 giugno 1940. Evidentemente mentre lui seguiva le orme dei grandi colonizzatori italiani, qualcos’altro stava seguendo le sue tracce, poiché la responsabilità storica di quanto avvenuto per sbaglio, come tragico errore e incidente di guerra, venne assunta in prima persona da un capo pezzo del 202 Reggimento di Artiglieria, che ammise di aver sparato raffiche di artiglieria contraerea all’indirizzo del trimotore Savoia Marchetti 79 pilotato dal suo comandante supremo nonché concittadino Italo Balbo, essendo significativamente pure lui, Claudio Marzola, 20enne, un ferrarese purosangue.

    I colpi letali partirono da una delle tre mitragliatrici da 20 mm in dotazione a un Incrociatore Corazzato della Marina Regia che permaneva in rada semiaffondato e a scopo difensivo antiaereo, varato con lo stesso nome del santo patrono della città di Ferrara: San Giorgio.

    https://pagineesteri.it/2021/05/27/africa/colonialismo-in-libia-la-strategia-italiana-della-terra-bruciata
    #colonialisme #Italie #terre_brûlée #colonisation #histoire_coloniale #Italie_coloniale #colonialisme_italien #aviation #Zanzour #Zavia #oasis #bombardement #Cirenaica #Graziani #Rodolfo_Graziani #Taizerbo #iprite #Pietro_Badoglio #Badoglio #Roberto_Lordi #Italo_Balbo #fascisme #Giarabub #Balbo #Legione_Condor #violence #Natale_Gaiba #Giovanni_Minzone #don_Minzoni #Claudio_Marzola

    Un mur construit à l’époque coloniale et encore debout aujourd’hui et utilisé comme barrière anti-migrants :

    Quel muro, il muro italiano di Giarabub, è tuttora presente e in funzione come barriera anti-immigrazione: una doppia linea di recinzione metallica lunga 270 chilometri, larga quattro metri, alta tre, visibilmente malandata ma resa insuperabile da chilometri di matasse di filo spinato che si srotolano dalle regioni a ridosso del porto di Bardia, lungo le sterpaglie desolate della Marmarica, fino a perdersi nel Grande Mare di Sabbia del Deserto Libico.
    Questa grande opera venne commissionata alla Società Italiana Costruzioni e Lavori Pubblici di Roma, che la realizzò in sei mesi, dal 15 aprile al 5 settembre 1931, ad un costo complessivo di circa venti milioni di lire, impegnando nella costruzione 2.500 indigeni sorvegliati da 1.200 soldati e carabinieri, lungo un percorso totalmente privo di strade e di risorse idriche.
    Il reticolato di filo spinato è sostenuto da paletti di ferro con base in calcestruzzo, vigilato dai ruderi fatiscenti di tre ridotte e sei ridottini; lungo il suo percorso vennero costruiti tre campi d’aviazione, una linea telefonica, 270 milioni di paletti di ferro e ventimila quintali di cemento.

    #murs #barrières_frontalières

    –-

    ajouté à la métaliste sur le colonialisme italien :
    https://seenthis.net/messages/871953

    • #Balbo street à #Chicago —> une rue est encore dédiée à #Italo_Balbo :

      Nei sei anni che Balbo visse e volò in Libia, lo Sparviero abbatté tutti i record e tutti i primati di volo civile, velocità, trasporto, durata, distanza, poi il salto di qualità e da civile divenne aereo militare: nella versione S.79K, l’impiego operativo di questo modello avvenne con l’intervento italiano nella guerra civile spagnola e il 26 aprile 1937, tre S.M.79 dell’Aviazione Legionaria presero parte al bombardamento della cittadina basca di Guernica, un’incursione aerea compiuta in cooperazione con la Legione Condor nazista, che colpì nottetempo la popolazione civile inerme e ispirò il celeberrimo dipinto di denuncia di Pablo Picasso.

      Sette anni prima era alla guida di grandi imprese di voli transatlantici: il primo nel 1930 da Orbetello a Rio de Janeiro; il secondo tre anni dopo, da Orbetello a Chicago. Questa seconda crociera, organizzata per celebrare il decennale della Regia Aeronautica Militare Italiana nell’ambito dell’Esposizione Universale Century of Progress che si tenne a Chicago tra il 1933 e il 1934, lo aveva coperto di gloria.

      Il governatore dell’Illinois e il sindaco della città di Chicago riservarono ai trasvolatori un’accoglienza trionfale: a Balbo venne intitolata una strada, tutt’oggi esistente, e i Sioux presenti all’Esposizione lo nominarono capo indiano, con il nome di Capo Aquila Volante. Il volo di ritorno proseguì per New York, dove il presidente Roosevelt organizzò, in onore agli equipaggi della flotta di 25 idrotransvolanti italiani, una grande street parade.


      https://www.openstreetmap.org/search?query=balbo%20street%20chicago#map=17/41.87445/-87.62088

      #toponymie #toponymie_politique #toponymie_coloniale

      Et un #monument :
      Balbo Monument

      The Balbo Monument consists of a column that is approximately 2,000 years old dating from between 117 and 38 BC and a contemporary stone base. It was taken from an ancient port town outside of Rome by Benito Mussolini and given to the city of Chicago in 1933 to honor the trans-Atlantic flight led by Italo Balbo to the #Century_of_Progress_Worlds_Fair.


      https://en.wikipedia.org/wiki/Balbo_Monument

      #statue

      ping @cede

  • En Aveyron, des activistes éventrent des sacs de « nouveaux OGM »
    https://reporterre.net/En-Aveyron-des-activistes-eventrent-des-sacs-de-nouveaux-OGM

    L’enjeu de la légalité de la culture de ces VRTH fait précisément l’objet de nombreux débats juridiques actuellement. Alors qu’au début des années 2000, les Faucheurs se battaient pour interdire des OGM, aujourd’hui ils se retrouvent pour « simplement faire appliquer la loi ». Mais laquelle ? En la matière, depuis 2018, la Cour de justice de l’Union européenne (CJUE), déjà saisie par le Conseil d’État français, concluait que « les organismes obtenus par mutagenèse constituent des OGM et sont, en principe, soumis aux obligations prévues par la directive sur les OGM ». À sa suite, en février 2020, le Conseil d’État enjoignait au gouvernement « d’identifier » sous neuf mois « les variétés de plantes agricoles obtenues par mutagenèse inscrite au catalogue officiel » sans qu’elles aient été « évaluées de la même manière que des OGM ».

    #mutagénèse #IPR #OGM

  • La société britannique de biométrie faciale iProov choisie pour aider le département américain de la Sécurité intérieure pour améliorer et sécuriser les passages transfrontaliers des passagers
    http://www.itespresso.fr/press-release/la-socit-britannique-de-biomtrie-faciale-iproov-choisie-pour-aider-le-dpa

    iProov, un chef de file des technologies de vérification faciale biométrique, a annoncé aujourd’hui être devenue la première société britannique, et étrangère, à recevoir un contrat avec le US Department of Homeland Security, dans le cadre du programme d’innovation de la Silicon Valley (SVIP) de sa direction Scientifique et technologique. Le contrat a été octroyé à iProov pour aider les autorités américaines

    des douanes et de la protection frontalière (CBP) à améliorer le

    processus d’entrée des passagers. (...)

    #biométrie #sécuritaire #facial #exportation #frontières #voyageurs #surveillance #vidéo-surveillance #CCTV (...)

    ##voyageurs
    ##iProov

  • Pollution de la Seiche : le nettoyage de la rivière a commencé - France 3 Bretagne
    http://france3-regions.francetvinfo.fr/bretagne/ille-et-vilaine/pollution-seiche-nettoyage-riviere-commence-1318377.htm

    lus d’une semaine après la découverte d’une pollution dans la Seiche, les pêcheurs et les riverains attendaient toujours de voir Lactalis réagir. Ce 29 août, une entreprise mandatée par l’entreprise et composée d’une trentaine de personnes a entamé le nettoyage de la rivière. Elle doit notamment retirer les cadavres des poissons morts asphyxiés par centaines, une opération qui devrait prendre plusieurs jours.

    Selon des relevés topographiques, cette pollution s’étend désormais sur 17 kilomètres. La fédération pêche d’Ille-et-Vilaine rapporte que des oiseaux morts ont également été retrouvés sur les berges, comme des hérons.

    Un incident technique à l’origine de la pollution

    Vendredi dernier, l’usine Lactalis de Retiers a confirmé un incident technique (survenu le 18 août) dû à un défaut du processus de production, lequel a entraîné un déversement anormal de lactose brut dans la rivière, du fait de la saturation de la station d’épuration de l’entreprise.

    Je suis pour le retour du pilori médiatique ! 11 jours pour agir et avoir le temps de polluer une rivière, la honte.

    #Lactalis_pollueur
    premier groupe laitier et fromager mondial
    voila où ça mène

    https://seenthis.net/messages/624973

  • Richard Stallman e il compagno smartphone - l’Espresso
    http://espresso.repubblica.it/visioni/tecnologia/2016/08/08/news/richard-stallman-e-il-compagno-smartphone-1.279873?ref=HEF_RULLO

    A tutti gli agenti dell’#Nsa e dell’Fbi impegnati a leggere questa mail: in nome della Costituzione americana mi appello a voi affinché seguiate l’esempio di #Edward_Snowden». L’originale inciso in capo alla mail rivela le attitudini politiche e comunicative di Richard Stallman, attivista e intellettuale newyorkese capofila del movimento per il software libero: «Ci troviamo tutti implicati nostro malgrado in un perfetto panopticon tecnologico», spiega il padre del copyleft: «La sorveglianza digitale di massa è ormai un fenomeno globale».

    Stallman, una laurea in fisica ad Harvard e altre nove “honoris” causa sparse per il globo, persegue con tenace coerenza la sua filosofia: l’unica opposizione efficace alla violazione dei diritti nel Web è il ricorso a programmi non proprietari, liberi di essere studiati, modificati, copiati e ridistribuiti. «Laddove tutto questo è vietato», sostiene il presidente della Free Software Foundation, «siamo di fronte a software in grado di reperire informazioni dal nostro computer e dalla nostra vita privata».

    Assistiamo a una mediatizzazione sempre più pervasiva delle nostre esistenze. Da un lato smartphone e computer hanno rotto il monopolio dei mezzi unidirezionali come la televisione, dall’altro sembrano diventati imprescindibili per le nostre esistenze.
    «La democrazia e le libertà individuali sono a repentaglio ugualmente. Avere un cellulare oggi significa essere costantemente sotto la minaccia della tracciabilità. E non solo. Ogni dispositivo ha una backdoor universale comandabile da remoto che può trasformare in qualsiasi momento il nostro microfono in un registratore permanente. Anche se non stiamo parlando al telefono o ad apparecchio spento. È quello che ho chiamato “ #Stalin’s_dream ”, il sogno di Stalin. L’unica soluzione è usarli il meno possibile. Una democrazia che si rispetti sa tutelare i suoi cittadini, a partire dai suoi dissidenti».

    Lei si è apertamente schierato contro i più grandi colossi dell’hi-tech come #Apple e #Microsoft. Che cosa imputa a queste compagnie?
    «Innanzitutto impediscono l’accesso ai codici sorgenti dei loro programmi ostacolando qualsiasi cambiamento. Per me i prodotti Apple si dovrebbero chiamare tutti “ #iPrison ”, in quanto minano alla base le libertà informatiche dal momento che accettano solo programmi sviluppati esclusivamente dalla compagnia. Ogni foto o video prodotto su un dispositivo Apple finisce immediatamente sui server della compagnia. Il livello di censura è allarmante: una applicazione di nome Metadata+ che svelava informazioni sugli attacchi nel mondo da parte dei droni statunitensi è stata bloccata per ben cinque volte. Lo stesso avviene su servizi che riguardano il diritto all’aborto o l’occupazione dei Territori palestinesi. La Microsoft ha inserito intenzionalmente su Windows dei bug e backdoor per modifiche unilaterali a distanza. Per non parlare del controllo che esercita: #Windows 10 ha per esempio tredici schermate di opzioni sulla sorveglianza di difficilissima disattivazione. Ognuna di queste compagnie produce #software intenzionati a captare informazioni ai propri utenti. Ricorrere ai software liberi è sempre più urgente».

    Le sue critiche non hanno risparmiato neanche #Amazon e la tecnologia e-book.
    «I #Kindle sono diventati un buon indice del livello toccato da queste compagnie che in nome dei principi neoliberisti hanno perso ogni scrupolo. Se per usufruire di un libro non avevi bisogno di alcuna tecnologia segreta, né firmare alcun contratto, né essere identificato o dare informazioni su quali sono le tue letture, con gli e-book s il mondo si è rovesciato. Non puoi prestare un file né tanto meno rivenderne uno “usato”. Ma soprattutto sei costretto ad usare carta di credito e pertanto a essere tracciato. Come su Amazon e nell’e-commerce in genere».

    Esistono delle contromisure per garantire la propria privacy?
    «Innanzitutto non dare mai informazioni e dati personali a siti Web. Non uso la carta di credito se non per acquistare biglietti aerei, sempre su browser liberi come Tor in grado di rispettare l’anonimato. Accetto solo cookies temporanei e i siti che non rispettano le mie condizioni, semplicemente li evito. Come del resto Facebook: la sua unica funzione è quella di raccogliere dati sulla nostra vita e le persone che ci circondano. Il sogno di ogni agenzia di spionaggio. Scoraggio chiunque a postare foto mie e di altre persone, è il modo più semplice per rintracciarne la posizione. Non ricorro mai al cloud computing (immagazzinamenti on line della memoria, ndr). Anche se detesto questa terminologia, non affido a nessuno la mia memoria elettronica: consegnarla ad un esterno significa consentirne l’accesso perenne».

    Veniamo alla politica. In Italia c’è il Movimento 5 Stelle che nasce dalla Rete inseguendo il sogno di una democrazia diretta basata sul voto on line. Che cosa ne pensa?
    «Non affiderei per nessuna ragione al mondo qualsiasi consultazione elettorale a un computer o a software informatici. Negli Usa questa tentazione sta prendendo piede e ne sono fondamentalmente preoccupato. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle ho criticato con veemenza il ricorso a programmi proprietari come Meetup e l’uso di tablet delle grandi compagnie. Se vuoi batterti seriamente per la libertà, il primo passo per un partito sviluppatosi attraverso Internet è la coerenza negli strumenti a cui ricorri».

    Nelle scorse settimane gli Stati Uniti sono stati scossi dal ritorno di un acceso scontro razziale. L’ennesimo assassinio di un afroamericano trasmesso in diretta su Facebook, l’attentato di Dallas e infine le proteste del gruppo Black Lives Matter con arresti di massa tra i manifestanti...
    «È paradossale che da un prodotto come #Facebook per cui nutro un profondo disaccordo nasca una denuncia così costruttiva. Credo che questa però sia una battaglia tutta politica, una guerra alla povertà. Non è solo razzismo, abbiamo una parte consistente di poliziotti violenti che si protegge credendosi al di sopra della legge. Credo che oggi essere un poliziotto inteso come pubblico ufficiale negli States sia eroico. In Italia dovreste ricordare quanto successo al G8 di Genova. Solo un’esigua minoranza denuncia i soprusi. A questa violenza repressiva di sistema si aggiunge una discriminazione politica. Seguendo le politiche neocon di non tassazione dei ricchi, si mira a colpire i più deboli. Che in molti casi non hanno accesso al voto dal momento che l’id card (la carta d’identità che garantisce l’accesso al voto, ndr) ha costi in termini di tempo e denaro inaccessibili per molti. Infine la presenza massiccia di armi acuisce la gravità degli abusi e delle reazioni di protesta. Condanno nel modo più totale le risposte violente e gli omicidi di poliziotti, ma l’equazione tra violenza della repressione e violenza dell’oppresso resta per me inaccettabile».

    Tutto questo potrebbe avere una ricaduta sulle elezioni di novembre in un contesto internazionale incandescente, tra guerre, terrorismo globale e fenomeni d’immigrazione che suscitano reazioni di chiusura.
    «Ero un acceso sostenitore di Bernie Sanders. Hillary Clinton e Donald Trump, come del resto Obama, appartengono alla stessa categoria. Siamo in piena plutocrazia, comandano i miliardari. Basti pensare al disastro della guerra in Iraq e all’alleanza ingiustificabile con quella che io chiamo “Arabia Salafita” (Arabia Saudita, ndr) che propaga la Sharia, senza rispetto per i diritti umani. Obama, nonostante abbia evitato guerre aperte, ha perseverato nell’usare i droni che fanno molte vittime civili; sarebbe più intelligente bombardare Daesh in campo aperto sovvenzionando le forze locali. Ah, smettiamo di chiamarlo “Stato Islamico”, non rappresenta in alcun modo il variegato mondo musulmano, prima vera vittima del terrorismo. Per il futuro sono molto pessimista: in qualche decade, tra guerre e riscaldamento globale, non so ipotizzare quali saranno le conseguenze di fronte ai milioni di rifugiati in fuga alla ricerca delle più banali forme di sopravvivenza».

    #Richard_Stallman #open_source #privacy

  • How The Copyright Industry Pushed For Internet Surveillance

    The copyright industry drives a Big Brother society in order to force everybody to care for their obsolete business. I certainly don’t, and I certainly won’t. I think the idea is repulsive. But at the end of the day, it’s not really the copyright industry who is at fault for making obscene demands. They’re just spectacularly failed entrepreneurs. The real blame here lies with the politicians who blindly accept the obscene demands.

    http://torrentfreak.com/how-the-copyright-industry-pushed-for-internet-surveillance-130630

    #prism #hadopi #ipred

  • #Megaupload takedown : quelles leçons en tirer ? | bluetouff
    http://reflets.info/megaupload-takedown-quelles-lecons-en-tirer

    Tout Internet attendait avec une grande impatience la réaction de la député Marland Militello.. non je déconne, on était deux... Kitetoa et moi même. Et bien voilà, c’est fait. Dans un élan incontrôlé et surtout incontrôlable dont elle seule à le secret, la député nous gratifie de son avis d’expert sur l’impact de Megaupload sur les usage du Net et son architecture. Pour elle, à n’en pas douter, il s’agit là d’une « étape importante dans l’histoire de l’internet responsable » la mise en gras n’est pas de moi, vous l’aurez bien compris. L’internet responsable (avec un petit i), ce n’est pas Internet. En fait l’internet responsable, c’est l’internet civilisé qu’elle défendait ici. Mais en temps de campagne présidentielle, on ne civilise plus Internet, on rend ces irresponsables d’internautes, responsables. A l’époque de la fermeture de Napster, la député Marland Militello pensait qu’Internet était une recette de dessert à la crème. Elle n’a donc pas vu, en ces temps anciens, jubil

    #A_la_Une #Rainbow_Hat #Technos #EM #HADOPI #iPred #PIP #SOPA

  • Citoyens ! ONG ! Contrez les plans de la Commission contre nos libertés
    http://www.laquadrature.net/fr/citoyens-ong-contrez-les-plans-de-la-commission-contre-nos-libertes

    La Commission Européenne a initié un processus de modification de l’application des droits d’auteur, brevets et marques, avec la révision de la directive « anti-partage » IPRED. En renforçant la répression dans l’esprit de l’accord ACTA, la Commission veut transformer les acteurs d’Internet en une police du droit d’auteur, ce qui aurait des conséquences désastreuses sur la liberté d’expression en ligne, le respect de la vie privée et le droit au procès équitable. Tous les citoyens et ONG européens sont invités à participer au processus de consultation afin de défendre les droits fondamentaux et exprimer leur opinion sur des solutions alternatives à une répression aussi aveugle que dangereuse. La Quadrature a publié une ébauche de réponse et un guide Wiki afin d’aider tout le monde à participer.

    #Quadrature_du_Net #Europe #propriété_intellectuelle #Acta #Ipred

  • #European-Commission Plans for All-Out War Against Sharing | La Quadrature du Net
    http://www.laquadrature.net/en/ec-plans-for-all-out-war-against-sharing

    The report — whose logic is similar to #ACTA — is based on an analysis of the application of #IPRED. It calls for the massive #filtering of the #Internet to tackle #file-sharing: according to the Commission, Internet Service Providers (ISPs) should “cooperate” in the war against sharing to avoid the threat of litigation.

    Un peu de #censure #hadopi à la mode de #tunisie ?